La storia del Rugby Paese è fatta di uomini che sfiorano la leggenda: Antonio Piccoli soprannominato Lalo, Giuseppe D’Ambrosi alias Bepi, Gianni Vendramin per tutti il Mel, Mario Pozzebon conosciuto come Porcobobi. Siamo nel dopoguerra: la palla ovale – abbandonata dai soldati americani dopo la Liberazione e recuperata in un granaio – è chiamata il "baòn pirolòn", le prime mischie avvengono in piazza, accanto alla villa dei Quaglia e le porte sono fatte con pali di fortuna.
Da allora, abbiamo perso il conto di allenamenti e incontri, giocati nel fango, sotto la pioggia o il sole cocente…
Eppure il gioco continua a essere tutto al plurale.
Determinante è il gruppo, più del singolo.
Vincono le relazioni forti dentro e fuori dal campo perché il rugby, per quanto fisico e combattivo, è soprattutto rispetto, nobiltà d’animo, disciplina.